Dopo lo storico accordo di Losanna sul nucleare iraniano, firmato di recente dal Presidente degli States, Barack Obama, altrettanto storico è stato l’incontro diplomatico tra il leader statunitense e quello cubano, Raúl Castro. Dopo, infatti, circa mezzo secolo di gelo nei rapporti bilaterali tra i due Stati americani, è arrivato l’annuncio di Obama dello scorso dicembre; questi, dopo una storica telefonata con Castro ha dichiarato «Todos somos americanos» e ha avviato una nuova fase storica che pone fine al lungo periodo di stallo nelle relazioni diplomatiche tra Cuba e Stati Uniti, durato per tutto il periodo della Guerra Fredda.
È stata Panama, in America Centrale, a fare da cornice allo storico incontro tra i due presidenti in occasione del summit dell’OSA (Organizzazione degli Stati Americani) che si è svolto nella capitale panamense sabato 11 aprile. Sono stati vari i temi dibattuti da tutti i capi di Stato sudamericani che hanno partecipato al vertice, ma i riflettori di tutto il mondo sono stati puntati su quello che rappresenta il nodo centrale del riavvicinamento tra Cuba e Stati Uniti: l’eliminazione dell’Avana dalla lista nera statunitense dei sostenitori del terrorismo internazionale. Dal 1982, infatti, anno della “crisi dei missili” a Cuba, l’isola caraibica è stata inserita in tale elenco perché fino ad oggi era considerata essere una minaccia per gli States e il mondo intero. Si procede, così, all’eliminazione di Cuba dalla lista dei cosiddetti “stati canaglia”. Nello specifico, un’aperta stretta di mano ha fatto da apripista al bilaterale tra i due presidenti, tenutosi al margine del vertice delle Americhe, in occasione del quale Obama ha anche dichiarato che saranno aperte le porte degli Stati Uniti ai viaggiatori cubani perché, come lo stesso ha comunicato a Castro, «Voltiamo pagina». Si tratta di un traguardo importante raggiunto dalla diplomazia americana grazie anche al supporto di Papa Francesco e di tutta la diplomazia vaticana che ha fatto anch’essa da apripista alla distensione statunitense verso Cuba e i prigionieri cubani.
Ma ogni fatto storico importante è da sempre occasione di facili strumentalizzazioni politiche e anche l’incontro tra Obama e Castro non ne è rimasto indenne. A tale proposito, infatti, Marco Rubio, senatore repubblicano candidato alle prossime elezioni presidenziali degli States nel 2016, si scaglia contro la politica dei democratici nei confronti di Cuba. «È il peggior accordo fatto da un presidente che io abbia mai visto. Concede tutto e non ottiene nulla in cambio», ha così dichiarato il Senatore, ribadendo la chiusura dei repubblicani verso quelli che sono i punti cruciali del disgelo con l’Avana, cioè la fine dell’embargo, l’apertura di un’ambasciata americana a Cuba e la rimozione della stessa dalla lista nera dei terroristi.
Alla luce di ciò, sicuramente il presidente Obama potrà continuare a ridurre le sanzioni contro Cuba, ma dovrà scontrarsi con la rigida posizione assunta dai repubblicani che guidano il Congresso. Sebbene, infatti, il Presidente degli Stati Uniti abbia già più volte ribadito l’intenzione di non transigere sull’impegno assunto da Castro di «essere pronti e disponibili a discutere su tutto, anche sulla questione dei diritti umani e della libertà di stampa», i repubblicani rimangono ostili ad abbattere il muro tra Washington e Cuba. Intanto Barack Obama ha presentato al Congresso tutta la documentazione necessaria a dimostrare che Cuba non è uno ̎stato canaglia”.
Ester Sbona
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