Ogni ragazzo non aspetta altro che il raggiungimento della maggiore età per poter fare, apparentemente, ciò che vuole senza dover, in continuazione, chiedere il permesso a mamma e papà. Tuttavia, secondo la legge, già a sedici anni è possibile acquisire determinati privilegi e responsabilità, che il giovane potrà esplicare, però, solo grazie alla vicinanza di un curatore speciale, insito nella figura del genitore, di un eventuale partner, se già, almeno quest’ultimo, maggiorenne (come riportato nell’articolo 392 del Codice Civile) o di un tutore predisposto dal tribunale dei minorenni.
Secondo l’articolo 84, sempre del Codice Civile, difatti, un adolescente appena compiuti i sedici anni può: convolare a nozze e aprire un’azienda commerciale. In prima istanza, però, il collegio tribunalizio suddetto, a cui viene fatta richiesta di poter, per esempio, contrarre matrimonio, deciderà se affibbiarvi o meno lo status di “minore emancipato”, una volta accertatene le ottimali condizioni psicofisiche e verificata l’attendibilità della domanda presentata. In seguito a ciò, il giovane potrà concludere eventuali convenzioni per l’acquisto di beni immobili essenziali alla vita matrimoniale e per la gestione del proprio capitale. Nel caso, invece, di rinuncia a qualche eredità, l’effettuazione di determinati acquisti eccetera, comunque tutti atti che travalicano la consueta amministrazione programmata dal giudice cautelare, il minore emancipato dovrà esser fornito del permesso di quest’ultimo e dell’accompagnamento del genitore o tutore che sia.
Addirittura, uno dei casi che maggiormente fa discutere, è quello riguardante il fatto che il ragazzo (o ragazza) potrebbe anche decidere di lasciare la casa genitoriale per vivere la propria vita coniugale con il/la partner. In un Paese come quello italiano, dove molti giovani preferiscono restare nella casa di famiglia fino a tarda età, motivo per il quale acquisiscono, a volte, l’appellativo di “bamboccioni”, quasi nessuno, a sedici anni soprattutto, decide di assumersi responsabilità come quelle appena elencate; d’altronde l’adolescenza è bella perché si è spensierati e non si hanno, appunto, obblighi di alcun genere. E se essere “minori emancipati”, invece, significherebbe responsabilizzare i giovani d’oggi, cosa sarebbe meglio?
Anastasia Gambera
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