Visto l’immenso numero di testi scritti da quando si abbia memoria dell’uom, potrebbe sembrare praticamente impossibile decretare, tra questi, i 100 libri più influenti. Eppure, Martin Seymour-Smith, poeta e critico letterario di origine britannica, l’ha fatto. L’opera in cui è raccolta la suddetta lista è un saggio enciclopedico dal nome I 100 libri più influenti mai scritti: Storia del pensiero dall’antichità a oggi”, pubblicato nel 1998. Naturalmente, nella sua classifica Smith ha annoverato non solo quelle composizioni che hanno influenzato il pensiero dell’uomo in maniera radicale, ma anche quei testi religiosi costituenti credi e culti millenari, oltre a scritti che hanno dato un contributo fondamentale alla letteratura mondiale. A seguire, i primi sette:
I poemi epici di Omero.
Essi sono l’Iliade e l’Odissea. La prima narra un breve periodo ambientato all’epoca della Guerra di Troia, cioè gli ultimi 51 giorni dell’ultimo anno di conflitto. Il poema è incentrato sull’ira di Achille, scatenatasi in seguito ad una lite con re Agamennone per il possesso di Briseide, una “semplice” schiava: da qui in poi il “piè veloce” si rifiuterà di combattere. Egli rientrerà in guerra solo per dichiarare battaglia a Ettore, figlio di Priamo (re di Troia) e assassino di Patroclo (amico e cugino di Achille). Quest’ultimo ucciderà il prode troiano e placherà la sua ira soltanto al momento del dialogo finale con il padre della sua vittima. La seconda opera, invece, narra del viaggio di Odisseo (Ulisse, colui che ideò il cavallo di legno con cui gli achei espugnarono Troia) per tornare nella patria Itaca dopo la guerra troiana. Egli solcherà i mari incontrando mostri e creature mitologiche (Polifemo il ciclope, la maga Circe, le Sirene, Scilla e Cariddi, ecc.) per poi tornare a casa: proprio qui troverà sua moglie, Penelope, insidiata dai proci. Con l’aiuto del figlio Telemaco e della dea Atena, li ucciderà tutti rivendicando, così, il proprio talamo nuziale. Sovente è, da parte dell’autore, citare l’intervento divino in ambedue i poemi. Le opere di Omero – che, peraltro, si dice fosse cieco – hanno così segnato la letteratura classica divenendo i canoni di ogni autore greco e latino.
Il Daodejing di Lao Zi.
Detto anche Tao Te Ching (Libro della Via e della Virtù), è un testo cinese di prosa – talvolta rimata – redatto intorno al IV e III secolo a.C. per mano del filosofo cinese Lao zi. Composto da blocchi di tavolette, risulta essere di difficile interpretazione, anche perché tali blocchi, vista la caducità della rilegatura, si mescolavano spesso, creando problemi riguardo l’ordine originale. In vero, Lao Zi, suo autore, non è neanche un personaggio di esistenza certa: neppure lo storico cinese Sima Qian si dichiara capace di pronunciarsi in materia. Peraltro, l’opera ha subito numerosi rimaneggiamenti sino al primo periodo Han (206 a.C. – 220 d.C.). Il Daodejing parla, comunque, di un’età violenta, ove i sovrani cinesi si dichiaravano costantemente guerra a vicenda. Quest’epoca risultò, a prescindere, la primavera della creatività del pensiero cinese. La leggenda narra che Lao Zi andò via dalla corte di Zhou, stanco del suo continuo guerreggiare, arrivando, in sella al suo bufalo, al confine del suo stato: qui fu fermato dal guardiano del valico, chiamato anche Yin del valico, il quale gli disse che non poteva abbandonare il regno senza aver lasciato un segno tangibile della sua saggezza. All’uopo, compose il Tao Te Ching per poi andarsene: di lui, dopo quest’episodio, non si seppe più nulla.
I Dialoghi di Confucio.
Essi sono un insieme di pensieri, precetti e dialoghi scritti dal filosofo cinese Confucio e dai suoi discepoli. Il titolo in lingua cinese significa precisamente “discussione sulle parole (di Confucio, sottinteso). La loro stesura risale al periodo delle primavere e degli autunni e a quello dei regni combattenti (479 a.C. – 221 a.C.): considerati come “la Bibbia” del pensiero di Confucio, sono tutt’oggi oggetto di studio (soprattutto in Asia).
Come fanalino di coda, all’ottavo posto Smith pone Le Guerre del Peloponneso di Tucidide, storico greco; al nono posto il Corpus Hippocraticum, il quale comprende tutti gli insegnamenti del medico greco Ippocrate e, infine, il Corpus Aristotelicum al decimo posto, opera che include tutti gli scritti di Aristotele. Com’è ovvio, in tale classifica domina l’ordine cronologico: gli scritti più antichi sono i più influenti (anche perché, oltre ad aver operato anche sugli altri componimenti, sono naturalmente stati concepiti prima). In questa classifica, comunque, sono compresi gli scritti di Erodoto (Le Storie), Platone (La Repubblica), il Dharma (testo del Buddhismo), il Nuovo Testamento e il De Rerum Natura di Lucrezio, oltre che l’Eneide di Virgilio. In aggiunta, sono menzionati il Corano, Le Confessioni di Sant’Agostino, la Commedia di Dante (a cui Boccaccio attribuì l’aggettivo “Divina”), Il Principe di Machiavelli, Sulle rivoluzioni dei corpi celesti di Copernico e il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo di Galileo Galilei. Opere religiose e classiche a parte, meritano una citazione – in quanto presenti in graduatoria – pure Don Chisciotte di Cervantes, Candido di Voltaire, Critica della ragion pura di Kant, Manifesto del partito comunista di Marx ed Engels, L’origine della specie di Darwin, Saggi sugli ibridi vegetali di Mendel, Guerra e Pace di Tolstoj, Così parlò Zarathusta di Nietzsche e 1984 di Orwell.
Francesco Raguni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Ti piacerebbe entrare nella redazione di Voci di Città? Hai sempre coltivato il desiderio di scrivere articoli e cimentarti nel mondo dell’informazione? Allora stai leggendo il giornale giusto. Invia un articolo di prova, a tema libero, all’indirizzo e-mail entrainvdc@vocidicitta.it. L’elaborato verrà letto, corretto ed eventualmente pubblicato. In seguito, ti spiegheremo come iscriverti alla nostra associazione culturale per diventare un membro della redazione.